RECENSIONE
di ALESSANDRA
Libraia
“Alcune immagini hanno più luce, per richiamare la nostra attenzione. Indicano la rotta, come i fari o la stella polare. Quel ritaglio di carta era la stella polare di Enrico: l’avrebbe guidato e accompagnato verso la città di Troia”. Il ragazzo dal mare negli occhi è un titolo tanto evocativo quanto la storia che andrà a narrare. L’illustrazione della copertina ci svela parecchio: un uomo dagli occhialini dorati e un grande cappello, anfore, sculture, la famosa maschera di Agamennone, una nave che ci parla di viaggi e scoperte, una colomba e una ragazza in primo piano in tenuta da jogging. Sono evidentemente loro i protagonisti di questa storia.
La ragazza che corre si chiama Emilia, ed è lei la voce narrante. Infatti, sappiamo dalla prima pagina che a nove anni ha ricevuto in dono da sua madre una pietra con sopra scolpita una testa di leone. Emilia sa che a sorvegliare e proteggere la sua camera dagli intrusi, pronto a ruggire, non ha messo un oggetto qualunque, comprato in uno strampalato mercatino delle pulci, piuttosto di una qualche eredità importante. La pietra arriva, infatti, dalle mani dello scrittore tedesco Emil Ludwig – da cui fra l’altro lei ha ricevuto il nome – che la ritrovò sulla stessa collina in Turchia dove anni addietro era stata scoperta la città di Troia. E qui il passato epico s’incrocia con il presente.
Una sera Emilia riceve in sogno la visita di una cicogna che comincia a narrarle la vita di un bambino chiamato Enrico, nato in Germania nel lontano 1822. Nel sogno successivo sarà una colomba a proseguire la storia da dove era stata interrotta. Apprenderemo così che Enrico è il ragazzo dal mare negli occhi e che inseguirà fin da bambino il sogno di portare alla luce la città di Troia.
Ma come nascono sogni del genere? Per Enrico è stata un’immagine di Troia in fiamme scoperta fra le pagine del volume “Storia del mondo” regalatogli a otto anni da suo padre. Enrico ha portato sempre con sé quell’immagine e, anche se la vita gli ha fatto percorrere mille strade e altrettante avventure, quel ritaglio di libro è rimasto il suo faro, la meta da raggiungere. È nell’infanzia che i sogni e le ispirazioni arrivano, quando siamo liberi da schemi e sovrastrutture e siamo in grado di sognare liberamente, di guardare con occhi limpidi verso una meta. La difficoltà è mantenere vivido il sogno quando la vita sembra portarci altrove. Ed è per questo che i sogni vanno coltivati.
Lo sa bene la casa editrice Telos che ce lo ricorda attraverso le parole di Lilith Moscon, autrice di numerosi testi per ragazzi, e le brillanti illustrazioni di Giulia Pastorino. Il testo in fondo introduce i giovani lettori alla vita e alle gesta di un uomo eroico che tanta ispirazione ha tratto nell’infanzia dalla lettura di Omero. Enrico dunque non è altri che Heinrich Schliemann, mercante, avventuriero e scopritore di tesori come quello di Priamo – rinvenuto appunto sotto la collina di Hissarlik in Turchia durante gli scavi di ricerca della città di Troia – e quello di Micene.
“Il ragazzo dal mare negli occhi” è l’ultimo nato in casa Telos, il terzo libro pubblicato in quasi tre anni di attività. E questo la dice lunga di quanto la gestazione di ogni volume segua quasi i ritmi biologici. La giovane direttrice editoriale, Luana Astore, conosciuta durante la fiera della piccola o media editoria Più libri più liberi di Roma, parla con passione degli obiettivi (non a caso Telos è una parola greca che significa: scopo, obiettivo) della sua casa editrice, attenta ai nuovi modi di fare editoria e sensibile alle esigenze dei lettori con dislessia e DSA. Le scelte editoriali sono evidenti: storie che fanno da spunto per parlare di personaggi storici, illustrazioni curate e accattivanti, carattere tipografico ad alta leggibilità, carta avoriata e versione digitale con audiolibro e strumenti di sostegno.
Ci piace pensare leggendo questo libro quanto anche i sogni più grandi, e all’apparenza impossibili da realizzare, se mantenuti vivi nel nostro cuore, ci mostrino le strade percorribili che parlano di noi e ci fanno da specchio. Forse bisogna solo imparare ad ascoltarsi nel profondo e guardare a quello che veramente ci emoziona, anche una volta divenuti adulti. Questo è il migliore augurio che si possa fare a ogni bambino.
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