I CONSIGLI DEI LIBERNAUTI,
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A proposito di niente

di Woody Allen

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La recensione

La foto sulla quarta di copertina, scattata da Diane Keaton, l’amica e consigliera di sempre, già dice tutto. Un Woody Allen anziano-bambino sperduto nella poltrona tanto più grande di lui, le gambe a penzoloni e le mani incrociate sul ventre, lo sguardo ironicamente disincantato. “Si rammarica di non aver mai fatto un grande film, ma ci sta ancora provando”.

“A proposito di niente” è l’autobiografia di Allen, dalla nascita a Brooklyn nel 1935 da famiglia ebraica – “… faccio il mio ingresso nel mondo. Un mondo in cui non mi sarei mai sentito a mio agio, che non avrei mai capito, che non avrei mai accettato o perdonato” – raccontando l’infanzia trascorsa in buona parte “in fuga dalla realtà” nelle sale cinematografiche a vedere commedie – quelle che aveva battezzate “champagne comedies” erano le sue preferite – western, film di pirati e film di guerra.

Ci racconta dei primi amori, degli inizi della carriera nello spettacolo come scrittore umoristico per giornali, radio, televisione, teatro e infine cinema, diventando il regista e spesso l’interprete dei film che lo hanno reso famoso in tutto il mondo, vincendo sedici premi internazionali, fra cui 4 oscar. Cinquanta film in sessant’anni di cinema che ripercorriamo attraverso la sua storia, il rapporto con gli attori, personaggi che sono, o sono stati, il panorama delle nostre vite di spettatori, sempre narrato con una sincerità che spesso ci sorprende.

E poi i suoi matrimoni, la relazione con Mia Farrow durata 12 anni fino alla burrascosa separazione “per la quale l’industria dei tabloid ancora li ringrazia”. L’ostracismo nei confronti di Allen che ne è seguito ha visto schierarsi contro di lui non solo i media, ma buona parte del mondo dello spettacolo, compresi i suoi ex amici e colleghi che “forse temevano di lasciarsi sfuggire l’opportunità di saltare sul carro confortevole del politicamente corretto”. Allen aggiunge, con la sagacia che lo contraddistingue: “essere un misantropo ha i suoi vantaggi – la gente non può mai deluderti”.

Il libro è dedicato “A Soon-Yi, la migliore. Pendeva dalle mie labbra e poi mi ha avuto in pugno”.

Recensione a cura di Grazia Brogi

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