EDITORIALE
di Libreria ELI
“I dolori (resilienti) dei librai indipendenti”
La pandemia e altri imprevisti del mestiere
La scelta di innamorarci dei libri è stata probabilmente inconsapevole, involontaria, spontanea. Quella di sceglierli come lavoro e impelagarci in questo mondo è stata consapevole, lucida, meditata. Qualcuno direbbe sadica.
Sì, perché quando scegli di vivere vendendo libri, pubblicandoli o scrivendoli, una punta di sadismo mista a coraggio devi possederla.
Insomma, quando abbiamo deciso che “da grande avremmo fatto i librai”, avevamo comunque messo in conto di imbatterci nei nasi arricciati della gente, negli sguardi perplessi e nei pensieri pensati e non detti: – Poveretti, ma come vivono vendendo libri? –
Tuttavia, come recita un antico e famosissimo detto cinese, “nella vita ci vuole fortuna, tanta determinazione, caparbietà e passione”. Et voilà: siamo diventati i librai di ELI e abbiamo costruito tutto quello che questa realtà, dopo anni, è diventata: esperienze, libri, idee, ma anche tanto altro.
Non ci dilungheremo molto perché se stai avendo l’animo di leggere questa lunga divagazione, non solo vuol dire che conosci ELI ma che questa realtà ti sta anche tanto a cuore.
Veniamo al dunque: nei nostri progetti di librai e nella sfida del doversi guadagnare da vivere in un settore “difficile”, l’idea della ciliegina sulla torta, quella che avrebbe sovvertito l’ordine mondiale, sinceramente, non ci aveva sfiorati.
– Toc, toc,
– Chi è?
– Sono la pandemia!
e ancora:
– Toc, toc,
– Chi è?
– Sono di nuovo io!
Essere librai indipendenti ai tempi del Covid_19. Cosa si prova lo sappiamo. E allora ve lo raccontiamo.
Il libraio indipendente è (anche in condizioni di normalità) una figura prevalentemente mitologica. Non metà uomo – metà cavallo, ma metà uomo e metà psicologo, dottore, intellettuale, imprenditore. Metà con i piedi per terra e metà con la testa tra le nuvole, sognatore.
Fatta questa piccola ma necessaria premessa, capirete che il nostro non è un lavoro tutto bianco o tutto nero, ma è fatto di continue sfumature, di cambi repentini, di stop e di ripartenze, di momenti in cui è necessario reagire per non perire. Considerate il 2020 come un reinventarsi continuo, un riformulare necessario, un cambio di rotta incessabile e applicatelo al mondo delle librerie indipendenti:
Oggi apriamo e vendiamo libri. Domani facciamo anche gli eventi.
Dopo domani non possiamo più fare gli eventi.
Sabato siamo zona gialla. Domenica chissà di che colore saremo.
Allora che facciamo? Mica ci fermiamo?
Facciamo gli eventi in streaming e consegniamo i libri a casa. Facciamo quello che facevamo prima e tanto altro in più. Ed eccoci giunti a nuovi e imprevisti scenari e ruoli da assumere: regista, tecnico audio, tecnico luci, Mi senti? Esco a consegnare questo libro. Qual è il numero civico? Ma la signora è in casa? Lo lascio al portiere? Come paga? E giù di qui.
La verità è che non ci piace proprio l’idea di piangerci addosso o rimproverarci il giorno in cui abbiamo deciso di impelagarci in questa storia dei libri, della cultura, dei cervelli che danzano stimolati dalle idee. Anche attraverso schermi, separati da chilometri, purchè danzino.
Senza vittimismi, ti chiediamo di continuare a “farci danzare”, a partecipare alle presentazioni e agli eventi in streaming che stiamo preparando, anche se dopo questi mesi ne hai la nausea, anche se li tolleri come un giro sull’ottovolante dopo essere stato reduce da un’intossicazione alimentare.
Ti chiediamo di continuare a leggere, chiederci consigli, lasciarci entrare ancor di più nelle tue letture, nei personaggi che incontri, nelle emozioni che provi.
Ripartiamo. Non perché “s’ha da fare”, ma perché lo vogliamo fare. Perché il sadismo di cui prima (che se si legge con più attenzione non è altro che ostinato amore per il nostro lavoro) non si mette a tacere mai.
Nemmeno e soprattutto con la pandemia. Nemmeno e soprattutto con la seconda ondata.
I nostri eventi stanno tornando.
Noi librai non ce ne siamo mai andati.