Dopo il successo del precedente libro “La cartolina militare come chiave d’interpretazione” per un fortunato ritrovamento di oltre 850 franchigie militari, appartenenti ad un giovane soldato italiano che il 24 maggio 1915 si trovò, suo malgrado, a varcare il confine tra regno d’Italia e impero Austroungarico, nasce questo nuovo impegno di documentazione storica: “Giacinto Gerli, una corrispondenza lunga una guerra”. Attraverso la lettura e l’analisi dei suoi scritti e quelli a lui indirizzati da parte della famiglie e amici, nei lunghi mesi del conflitto, inseriti in un ben più ampio contesto di corrispondenza militare europea, abbiamo la possibilità di ricostruire le vicende belliche ma soprattutto umane dall’interno delle trincee. La Prima guerra mondiale non é più quella descritta dagli storici militari con le loro cartine e trasposizioni di dati, dai generali con le loro strategie infallibili, dei politici con i loro proclami di vittoria e sistemazioni geografiche future ma quella che prepotentemente esce fuori dalle migliaia di lettere e testimonianze scritte da quella infinita trincea che partendo dal mare del Nord sfigurerà il paesaggio europeo sino al mare Adriatico e oltre. Attraverso uno studio edulcorato, quanto più possibilmente lontano, dalle scorie retoriche e nazionalistiche, che tanto hanno influito negativamente allo studio storico del ‘900, ho cercato di far respirare e entrare il paziente lettore dalla parte dei soldati, spesso dimenticati e banalizzati a semplice numero, in questa terribile tragedia che fu la “Grande Guerra”. Il Caporal Maggiore Giacinto Gerli ci permette di dar voce ad altri milioni di giovani soldati che in fondo si differenziavano solo per il colore della divisa, della forma dell’elmetto, dalla lingua parlata, quest’ultima a volte nello stesso esercito nel quale combatterono ma che in realtà avevano sogni, speranze, amori e miserie comuni. Queste ultime cose li rendevano in fondo più vicini ai soldati “nemici” che ai propri Stati Maggiori.
Riportare in vita, grazie alla lettura le loro storie, inserite nel contesto degli avvenimenti e farle sopravvivere é il mio personalissimo impegno per ribadire ancora ma forse ancora di più oggi, la completa inutilità della guerra come strumento diplomatico.
Dialoga con l’autore:
Fulvia Polinari, esperta d’arte.
Valter Vecellio, giornalista e scrittore.
Doriano Rautnik, attore e regista.