Quando la realtà non è all’altezza della situazione è possibile prenderne atto e andare a dormire sperando che i sogni siano migliori. Oppure si può provare a rimodellarla raccontandola, andando oltre con lo sguardo, al di qua o al di là del presente. Non in altri mondi, ma in questo nostro, trasfigurato dai desideri, dal bisogno di ritrovare cose perdute, di imparare da occasioni mancate. Si può immaginare. E immaginando si ridisegna la nostra vita. Con ironia, con tenerezza, con verità. Ecco cosa fanno le undici storie di questo libro. Qualche esempio: cosa può fare una nonna allontanata dalla nipotina se non raccontare per lei i suoi straordinari incontri con la Madonna in manto azzurro e scarpe col tacco? E chi potrebbe, senza le canzoni di Lucio Dalla, raccontare una storia come quella di Dani e del bellissimo cuciniere moldavo Artiom incontrato per caso sulla spiaggia? E non è forse vero che solo una bambina piena di ingegno può scoprire chi è l’uomo che dorme nei giardini pubblici? E ancora, può una storia d’amore inventata per noia produrre una storia d’amore vissuta con gioia? Undici racconti che sono altrettante riflessioni sul senso perduto delle cose, come a riscoprirne e rilanciarne il significato nelle nostre esistenze. Perché un senso c’è sempre, come nel lungo e bellissimo “Cari saluti da Salimbù”, dove sarà proprio tra le righe del racconto che una figlia e una madre riusciranno finalmente a ricomporre la loro difficile storia.