
“Molte persone diranno che il barone Pisani era altrettanto folle degli altri, ma almeno la sua follia era una follia sublime”. Con queste parole Alexandre Dumas padre ha descritto la figura del Barone Pietro Pisani dopo aver visitato la Real Casa dei Matti di Palermo, dentro cui il nobile siciliano – anticipando di centocinquant’anni lo psichiatra Basaglia – sperimentava un approccio innovativo e umano con il quale si prendeva cura dei malati mentali: niente più catene, ma musica, arte, bellezza. Chi era in verità Pietro Pisani? “il primo dei matti di Sicilia” , come amava autodefinirsi, o un precursore illuminato? L’appassionato di musica che aveva organizzato a sue spese una messa in scena di “Così fan tutte” per un solo spettatore, o l’esperto di archeologia, grazie al cui intervento le Metope di Selinunte non hanno preso la via per il British Museum? Sciascia lo ha definito “saggio al punto da riconoscersi folle, e abbastanza folle da ritenersi tra i folli il più saggio”, In questa contraddizione Pietro Pisani ha realizzato un’utopia, vivendo più vite. Almeno tre.
Dialogano con l’autore:
Francesca Cirulli
Francesco Serra di Cassano