Zero non è un uomo. È una voragine che inghiotte. Pane, dolore, rancore: tutto ciò che incontra viene risucchiato e deformato dal suo corpo senza fondo. È marito di Desidia, padre di tre figli dai nomi impossibili, Annilio, Rosidio, Velenzo, e fratello di un uomo che ha costruito tutto ciò che lui ha sempre invidiato. Quando la morte dei genitori lo lascia senza guida, Zero si trasforma in vuoto assoluto. Si chiude nella dispensa, divora la spesa destinata alla famiglia, corrode l’autostima dei figli, orchestra il silenzio come una condanna. Ma il suo piano gli sfugge di mano: la casa diventa un teatro surreale e crudele e il fratello, l’ossessione suprema, il “piatto forte” di un banchetto immaginario che non conosce sazietà. Con una scrittura tagliente, ipnotica e spietata, questo romanzo esplora i sotterranei più oscuri della psiche familiare: la fame di riconoscimento, la bulimia delle assenze, l’ossessione che divora dall’interno fino a cancellare ogni identità. La grammatica della fame è un viaggio claustrofobico nell’autodistruzione, il ritratto disturbante e travolgente di un uomo consumato dalla sua stessa vergogna, che si lascia divorare dall’invidia e dal rancore.
Dialoga con l’autore Alessandra Azzolini, counselor trainer analitico transazionale.
