Consiglio “il piccolo libraio di Arkangels” perché in realtà consiglio vivamente Georges Simenon e cominciare a conoscerlo con questo dei suoi moltissimi romanzi ce ne fa cogliere appieno lo straordinario talento.
Il grande narratore si riconosce dalla sua capacità di farti percepire la grandezza anche quando in apparenza non c’è o di farti vedere come l’amore spesso si nasconda in gesti piccoli piccoli che possono però travolgere una vita.
Georges Simenon fa questo attraverso le vicende di un personaggio in apparenza così lontano da noi come il piccolo libraio Jonas Mink che noi guardiamo agire comprendendone le ragioni, arrivando a sentire il suo vissuto.
Un vero narratore infatti non giudica mai i protagonisti delle storie che racconta e fa in modo che noi facciamo lo stesso.
Non ha una tesi da dimostrare ma una storia da raccontare.
Simenon è uno dei padri del noir, un genere letterario che, pur rientrando nel genere poliziesco, ne costituisce una declinazione dalle grandi potenzialità narrative: diversamente dal “giallo” l’attenzione si sposta dalla soluzione dell’enigma all’esplorazione di psicologie, stati d’animo atmosfere, ambienti.
Georges Simenon anche in questo delicato e intenso romanzo riconduce il noir alla grande tradizione dei narratori europei: Schnitlzer, Zweig, Svevo.
Non potrete secondo me non provare simpatia, nonostante tutto, per la bella Gina e non provare tenerezza per il piccolo libraio di Archangelsk.
Recensione a cura di Rocco Ruggiero