Consiglio di lettura
di Maria Rosaria De Falco
Amica di ELI
LA GATTA, SHŌZŌ E LE DUE DONNE
di Jun’ichirō Tanizaki
NERI POZZA
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Conoscevo di Tanizaki un romanzo fosco, La chiave, da cui è stato tratto un film mediocre, ai limiti del ridicolo, e non credevo che il suo modo di scrivere fosse così mutevole. L’autore scrive con innocenza e leggerezza, una storia poetica, che si svolge negli anni ’30 del secolo scorso, e potrebbe essere stata scritta oggi, per quanto il suo linguaggio e la sua trama sono fuori dal tempo. Ci sono archetipi, le due donne in lotta per un uomo che non ne vale la pena, ma è certamente inusuale il motivo del contendere, una gatta, europea, bellissima, e con un bel caratterino.
Le due donne hanno caratteristiche agli antipodi, tradizionalista e petulante la prima moglie, dalla quale Shozo divorzia, per sposare la seconda, una donna bella, ma volgare e spendacciona, che gli è stata servita su un piatto d’argento da sua madre, un personaggio sinistro, una matriarca dominatrice, e in questo terzetto orribile il pover’uomo si dibatte con le sue scarse capacità reattive, come un ragno in una ragnatela indistruttibile. E poi c’è Lily, la gatta che ama il suo padrone, che lui ricambia trattandola come il figlio che non ha avuto, che forse lo avrebbe aiutato a crescere. Le due donne capiscono che per ottenere l’attenzione di Shozo (l’amore no, perché lui non ne è capace), devono mettersi in competizione con Lily la gatta, l’unico oggetto del desiderio.
Solo che alla fine sarà Lily il traguardo da conquistare Lily che diventa indispensabile, con la sua sola presenza, per il benessere e la felicità di tutti. Il romanzo ha una strana maniera, tutta orientale, di raccontare i sentimenti, che si intuiscono, ma non si mostrano, perché in Giappone è impensabile anche per una madre abbracciare e baciare un figlio piccolo, figuriamoci mostrare amore, solitudine, desiderio. È questa interiorizzazione dei sentimenti la cosa che mi ha più colpita del libro, che altrimenti sarebbe stato una favoletta banale, di cui quasi per nulla si percepisce l’ambientazione giapponese. Invece lasciare a chi legge una curiosità e delle domande su cosa provano veramente i protagonisti fà del libro una prova riuscita.
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