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"La vedova Van Gogh"

 di Camillo Sanchez

La recensione di Lucia Rescigno 

la vedova van gogh-camillo sanchez-consiglio di lettura-eli libreria indipendente
Casa editrice

MARCOS Y MARCOS

Pagine

189

Prezzo

€ 16,00

 

La recensione

“L’Autore, nell’avvincente biografia romanzata, fa risalire la fama raggiunta da Vincent Van Gogh alla cognata Johanna Bonger, moglie del fratello Theo. Senza la determinazione di Johanna, probabilmente il mondo avrebbe continuato ad ignorare Van Gogh, anche dopo la tragica morte. Johanna conosce Theo per l’amicizia che lo lega a suo fratello André. Un’amicizia profonda, che dopo il matrimonio di entrambi, induce le due giovani coppie ad abitare nella stessa palazzina di Cité Pigalle N° 8 a Montmartre.

 

Da quel caseggiato Jonnah inizia il cammino di riflessione sull’arte del cognato. Nella casa di Pigalle Vincent trascorre quattro giorni per festeggiare la nascita del nipote. In quei giorni Johanna ha modo di accostarsi affettivamente al cognato, fino a quel momento conosciuto soltanto attraverso la corrispondenza ossessiva con il fratello, i quadri disseminati nella casa e l’assegno mensile di 150 franchi che Theo, apprezzato mercante d’arte, versa al fratello come anticipo sulle agognate vendite. La pittura di Vincent non riscuote consensi; il suo tormentato espressionismo è distante dai temi e dai modi dell’Impressionismo, che ha conquistato il vasto pubblico.

 

Al soggiorno di Parigi segue la visita dei coniugi Van Gogh a Auver dove Vincent si è trasferito per essere curato dal Dott. Gachet, lo psichiatra che si appropria di molte opere dopo il tragico suicidio. Johanna non rivedrà più Vincent vivo; conoscerà dal marito i particolari della lunga agonia, seguita al colpo di pistola sparato in pieno petto.

 

Theo torna sconvolto dal funerale e da quel momento sarà ossessionato dal rimorso: le vendite mai andate a buon fine; la mancata organizzazione di una mostra commemorativa; i ricordi racchiusi nelle numerosissime lettere, conservate gelosamente in una cassetta. Theo deperisce di giorno in giorno e soffre di una progressiva paralisi di origine nervosa. L’ombra della pazzia e della morte incombe nuovamente in casa Van Gogh. Johanna cerca di reagire ritornando ad Amsterdam, presso la sua famiglia di origine; ma Theo si aggrava e ben presto muore. Sono trascorsi soltanto sei mesi dalla morte di Vincent.

 

L’epistolario ereditato riempie le notti insonni della vedova Van Gogh. Alla mente le ritornano le tele lasciate a Parigi in custodia del fratello André: sono circa 600: sulle pareti, sotto il letto, in cima agli armadi, dietro il divano, dappertutto. Cieli, occhi, corvi, girasoli splendono nel buio dell’insonnia; la svegliano all’alba prima del canto degli uccelli, prima del risveglio della città.

 

Johanna è intelligente, ha un livello d’istruzione superiore alla media delle donne di fine ‘800 Quando ha incontrato Theo, lavorava al British Museum di Londra e insegnava in una scuola femminile. Alla morte del marito ha 28 anni. Elaborato il lutto grazie all’affetto dei familiari e al piccolo Vincent, decide di trasferirsi a Bussum, un villaggio marino a 25 Km da Amsterdam. Compra Villa Helma e la ristruttura con l’intento di fare una pensione per turisti e un’esposizione permanente delle tele inviate da Parigi. Johanna seguirà la volontà di Vincent, che ha lasciato scritto di esporre tutto il possibile, vendere solo il necessario per poter fare altre mostre, e lasciare la maggior parte dei quadri ai musei. Il nome di Vincent non sarà più legato alla dubbia fama di pittore eccentrico e pazzo, mistico e alcolizzato. Sarà molto più di questo. Chi si accosterà alle sue tele comprenderà l’ardore creativo che lo ha animato.

Lucia Rescigno

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