Recensione

di Tonia Parlato

Libraia | Content Editor

L'età incerta

di Leslie P. Hartley

“Il passato è un paese straniero. Lì, tutto si svolge in modo diverso.”

Inizia così il romanzo pubblicato per la prima volta nel 1953 da Leslie P. Harley. Un celebre incipit che è in grado di catapultare immediatamente noi lettori del presente in un tempo che è stato, ma che ha bisogno di essere rivissuto e riportato in vita.

Il vero protagonista è proprio quel passato straniero e per certi aspetti alieno, in cui l’ormai sessantenne Leo Colston si ritrova a mettere le mani. Ed ecco che le luci si spengono e la pellicola parte. Le immagini iniziano a rincorrersi nitide sul muro della memoria e quei ricordi sbiaditi assumono contorni sempre più netti attraverso le pagine di un diario.

Brandham Hall, estate 1900. Leo ha tredici anni e si trova nel pieno della sua età incerta, quel limbo
in cui sei troppo piccolo per capire gli adulti e troppo grande per abbracciare i bambini. Una crisalide dalla quale non sa se ne verrà fuori come una splendida farfalla leggiadra o come uno gnu sgraziato e incazzato col mondo.

Le tre settimane di quell’estate vissute a Brandham Hall sono per Leo la svolta, quella strada imboccata la quale non si può proprio tornare indietro. La sontuosa residenza georgiana in cui il giovane Colston viene invitato dal suo amico Marcus diviene il teatro dove, insieme all’inglesissimo thè delle 17:00 e alle partite di cricket, vanno in scena le tanto note quanto sempre nuove dinamiche dettate dalle convenzioni sociali: Miss Marian Maudsley, promessa sposa al visconte Lord Trimingham, è ovviamente innamorata del rude contadino della terra adiacente, Ted Burgess.

C’è bisogno a questo punto che io aggiunga altro? Il disastro è dietro l’angolo. Il giovane Leo, che non comprende i comportamenti degli adulti ma cerca di interpretarli con fatica, si ritrova al centro di questo triangolo amoroso fatto di segreti, messaggi inviati e dettagli celati e capirà a proprie spese quanto spiacevoli e drammatiche possano essere le conseguenze di un innamoramento non previsto dai canoni sociali.

Il racconto è fluido e i flussi di coscienza del protagonista, incastrato nelle sue indecisioni e negli interrogativi tipici della sua età, diventano anche i nostri. Qualunque sia il momento in cui leggiamo questo libro, a venti, trenta, cinquanta o ottanta anni, anche la nostra, grazie a Leo, diventa inevitabilmente un’età incerta.

Quando le luci in sala si riaccendono il film è finito, il ‘900 è esploso con i suoi orrori e quelle che erano le belle speranze riposte in un secolo nuovo si sono già ripiegate su loro stesse, accartocciate sotto cumuli di macerie e un’infinità di sangue versato. Leo è ormai un uomo che ha chiuso il mondo fuori ma che sente l’esigenza di ritornare ancora una volta in quel luogo che ha così drasticamente sconvolto la sua vita. Così il cerchio si può chiudere, ma Leo non è più Mercurio, il messaggero degli dèi, e mai più lo sarà.

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